L'insegna del dragone (Draco) appartiene alla cultura dei popoli danubiani e viene presto in contatto con il mondo romano che già alla fine del II° secolo la aggiunge tra le proprie insegne.
Nel III° e IV° secolo si diffonde maggiormente e diviene tipica dei reparti militari romani.
Si tratta di una testa metallica raffigurante un animale con le fauci spalancate al cui retro è applicata una manica di tessuto dai vari colori ripresi nell'asta di legno che la sorregge.
Il vento che entra dalla bocca nell'incedere gonfia la manica facendola muovere da una parte all'altra e creando una sorta di sibilo conferendo un effetto certamente particolare.
Il cavaliere addetto a portare tale emblema doveva probabilmente essere un ufficiale inferiore e nella figura è raffigurato con un elmo tipico dell'epoca ricoperto di argento dorato e decorato da rivetti a forma di perline e semplici disegni di ancore.
La corazza è quella in uso alla cavalleria, una lorica semi-rigida di scaglie di ferro cucite anche inferiormente, alle spalle ed attorno allo scollo per il capo vi è un rinforzo di lamina metallica. Tali loriche erano adottate in alternativa alle maglie di ferro e di scaglie. Queste loriche, nelle versioni più riccamente decorate, erano le armature degli ufficiali e dei comandanti per l'aspetto classico che conferivano indossate sopra un "subarmalis" che, nelle cuciture verticali, ricorda le più vecchie "pteruges" di cuoio.
Lo scudo è rotondo ed il cinturone militare, il fodero e la spada sono quelli in uso all'epoca.
Il cavallo è moderatamente protetto da una copertura di tessuto, probabilmente feltro, sul corpo.
Il collo è adornato da diverse cinture di cuoio con pendenti di bronzo ed il capo da una maschera di cuoio con applicate delle protezioni a semisfera per gli occhi.
Reperti archeologici in ottimo stato di conservazione sono stati recuperati e testimoniano della forma del Draco.
Le protezioni per il capo del cavallo erano diffuse anche nei secoli precedenti ed in questa ricostruzione archeologica è rappresentata quella che compare in figura.
Nei fregi dell'arco di Costantino che raffigurano la battaglia di Ponte Milvio i cavalieri che cadono nelle acque indossano estese loriche di scaglie e portano scudi ovali e sono individuati come la cavalleria Pretoriana sopraffatta. I cavalieri di Costantino, invece, portano scudi ovali ma non indossano loriche probabilmente per dare loro una classicità rappresentativa come pure a questo scopo è la rappresentazione degli elmi di stile attico per ambo le parti.
Le protezioni per il capo del cavallo erano diffuse anche nei secoli precedenti ed in questa ricostruzione archeologica è rappresentata quella che compare in figura.
Ecco il reperto originale dell'elmo del cavaliere riprodotto in figura.
Ecco lo spaccato della spada raffigurata con la caratteristica elsa in avorio sagomato.
Nei fregi dell'arco di Costantino che raffigurano la battaglia di Ponte Milvio i cavalieri che cadono nelle acque indossano estese loriche di scaglie e portano scudi ovali e sono individuati come la cavalleria Pretoriana sopraffatta. I cavalieri di Costantino, invece, portano scudi ovali ma non indossano loriche probabilmente per dare loro una classicità rappresentativa come pure a questo scopo è la rappresentazione degli elmi di stile attico per ambo le parti.
Nel precedente arco di Galerio una rappresentazione, meno artistica ma più realistica, ci mostra cavalieri identici ma dotati di elmi conici a segmenti.
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